martedì 31 dicembre 2013

Competenze sociali nelle scimmie bonobo

L'acquisizione delle competenze sociali che consentono di relazionarsi efficacemente con gli altri è strettamente legata alla capacità di gestire e modulare le proprie emozioni, che a sua volta si sviluppa nella prima infanzia grazie a un buon legame di attaccamento alla madre. Questa correlazione, largamente accettata dagli psicologi dell'età evolutiva per quel che riguarda gli esseri umani, è stata ora documentata per la prima volta nei bonobo, in uno studio condotto da Zanna Clay e Frans B. M. de Waal dello Yerkes National Primate Research Center della Emory University ad Atlanta e pubblicato sui "Proceedings f the National Academy of Sciences".

Con il termine "competenza sociale", in psicologia s'intende un'ampia gamma di capacità che vanno da quella di saper stabilire e mantenere efficacemente relazioni con gli altri, al comportarsi in modo appropriato nelle situazioni sociali ed essere sensibili alle emozioni altrui, oltre a saper gestire efficacemente le proprie. Una parte essenziale della competenza sociale è la regolazione emotiva del soggetto, ovvero il processo di valutazione, modifica e inibizione degli stati interni in risposta alle diverse situazioni.

Gli studi dimostrano che la connessione tra competenze emotive e quelle sociali si struttura durante il periodo dello sviluppo: già nella prima infanzia, i bambini con una migliore regolazione emotiva mostrano un minor grado di stress in risposta al pianto di altri bambini. Una volta stabilita, questa connessione permane anche nell'età adulta: chi possiede una maggiore regolazione emotiva dimostra anche una maggiore empatia verso gli altri, che a sua volta si manifesta con un comportamento di cura e accudimento. 

I bonobo e lo sviluppo della competenza sociale
L'abbraccio è un esempio tipico di comportamento consolatorio, osservato sia nell'uomo sia negli altri primati (© Anup Shah/Corbis)
 
Un esempio tipico di questo genere di comportamento, osservato nell'essere umano e negli altri primati, è quello consolatorio, che passa attraverso il contatto fisico e gesti come l'abbraccio, la carezza o il bacio. Viceversa, i soggetti con una bassa regolazione emotiva tendono a essere sopraffatti dalle emozioni quando si trovano di fronte alla sofferenza psichica di un'altra persona: concentrati su se stessi, non riescono a essere di supporto agli altri. 

Per verificare se questo quadro si possa applicare anche ad altri primati, Clay e de Val hanno esaminato lo sviluppo della competenza socioemotiva nei cuccioli di bonobo (Pan paniscus) ospitati in un centro di recupero nella Repubblica democratica del Congo. 

Molti di questi cuccioli sono orfani a causa della caccia di frodo, mentre altri sono nati nel centro e perciò sono stati allevati dalle loro madri. Queste diverse origini hanno consentito di confrontare i comportamenti dei piccoli mettendoli in relazione sia con i livelli di regolazione emotiva, misurati tramite alcuni parametri chiave, sia con le esperienze di accudimento nei primi anni di vita.

E' così emerso che i cuccioli di bonobo con migliori competenze emotive e sociali erano più disposti a rispondere alla sofferenza psichica di altri individui offrendo consolazione. Questo comportamento era riscontrato più frequentemente nei bonobo allevati dalle proprie madri che in quelli adottati dal centro di recupero. I risultati dunque confermano la forte correlazione tra competenze emotive e competenze sociali anche nei primati non umani, così come l'importanza di un buon legame con la madre per lo sviluppo di queste competenze.

Da: www.lescienze.it

Emozioni, parlarne aumenta l'empatia e le capacità cognitive dei bambini

Secondo uno studio dell’Università di Milano-Bicocca, condotto in collaborazione con l’Università di Manitoba del Canada, i bambini che vengono sollecitati a parlare di emozioni sono più empatici e migliorano alcune abilità cognitive. I ricercatori hanno analizzato cinque emozioni: colpa, rabbia, paura, felicità e tristezza. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Journal of Experimental Child Psychology


Milano, 10 dicembre 2013 - 

Rabbia, paura, colpa, felicità e tristezza. Se i bambini ne parlano, in piccoli gruppi e sotto la guida di un adulto, riescono a essere più empatici e migliorano le loro capacità cognitive. È il risultato di uno studio (Veronica Ornaghi, Jens Brockmeier, Ilaria Grazzani Enhancing social cognition by training children in emotion understanding: A primary school study DOI:10.1016/j.jecp.2013.10.005) condotto dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università di Milano-Bicocca e pubblicato sul “Journal of Experimental Child Psychology”, nell’ambito del progetto PRIN del 2008 Star bene a scuola: il ruolo della teoria della mente nel favorire lo sviluppo socio-motivo e cognitivo nella scuola primaria.    

Sulla scia dei risultati conseguiti in due precedenti studi, condotti dallo stesso team con bambini tra i 3 e i 5 anni, la ricerca, svolta in collaborazione con l’Università di Manitoba del Canada, ha coinvolto 110 bambini delle scuole elementari dell’hinterland milanese. I bambini, distribuiti in un gruppo sperimentale e in uno di controllo, avevano tra i 7 e gli 8 anni. Quattro le fasi dello studio: pre-test, training, post-test e follow-up. Nella fase di pre-test sono state proposte ai bambini prove individuali di “comprensione delle emozioni”, di “empatia” e di ”teoria della mente” (prova cognitiva), per valutare il livello di partenza. Poi si è passati alla fase di training che è durata circa due mesi. Durante questo periodo, i bambini del gruppo sperimentale, dopo aver ascoltato delle storie a contenuto emotivo, venivano coinvolti nelle conversazioni sulla comprensione della natura, delle cause e della regolazione delle emozioni. Per promuovere la partecipazione attiva di tutti i bambini, il gruppo è stato a sua volta suddiviso in piccole classi di circa sei bambini. Le attività si sono concentrate su cinque emozioni, di cui quattro di base (felicità, rabbia, paura e tristezza) e una complessa (senso di colpa). Ciascuna di queste emozioni è stata oggetto di conversazione per tre incontri: il primo focalizzato sulla comprensione dell’espressione, il secondo sulla comprensione delle cause e il terzo sulla comprensione delle strategie di regolazione dell’emozione target. Ogni incontro è stato strutturato in quattro momenti: introduzione al tema da parte dell’adulto, un racconto di vita quotidiana, avvio della conversazione, e riflessione finale da parte dell’adulto (leggi la scheda col dettaglio dell’esperimento). 

I bambini del gruppo di controllo, invece, ascoltavano le storie e in seguito facevano un disegno, non partecipando dunque alla conversazione. Nella fase post-test, ai bambini sono state nuovamente proposte le prove; infine, dopo due mesi, a tutti i partecipanti è stata riproposta la prova di comprensione delle emozioni per verificare la persistenza degli effetti prodotti dall’intervento.

E’ emerso che il gruppo dei bambini sottoposti all’intervento migliora significativamente, rispetto al gruppo di controllo, in vari aspetti della comprensione delle emozioni, nella dimensione cognitiva dell’empatia, e nella prova cognitiva di teoria della mente.

La spiegazione dei risultati sta nell’uso della conversazione in piccolo gruppo, che ha favorito il decentramento cognitivo, l’assunzione del punto di vista dell’altro, la consapevolezza delle differenze individuali e il collegamento – da parte dei bambini - tra mondo interno non visibile e azioni manifeste.
«La novità dello studio – spiega Ilaria Grazzani, coordinatrice della ricerca e docente di Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione - consiste proprio nell’avere scoperto che l’intervento sulle emozioni produce miglioramenti anche nella capacità cognitiva di “teoria della mente”, ovvero nella capacità che consente di prevedere i comportamenti degli altri sulla base dell’inferenza dei loro stati mentali (“se ha fatto questo, forse è perché desiderava qualcosa; “se ha agito in un certo modo doveva essere arrabbiato”)».

«All’interno della scuola primaria tradizionalmente deputata all’insegnamento dei saperi curriculari– aggiunge Veronica Ornaghi, assegnista di ricerca –, è possibile realizzare interventi che, oltre a potenziare le abilità socio-emotive, come la comprensione delle cause delle emozioni, l’empatia e l’aiuto nei confronti dell’altro, producono anche miglioramenti su capacità di tipo cognitivo, per esempio, rappresentarsi la mente dell’altro e prevederne i comportamenti, un’abilità indispensabile nella vita sociale»

Da www.lescienze.it

lunedì 30 dicembre 2013

Quel serissimo bisogno di giocare

Il gioco di fantasia è essenziale per un normale sviluppo sociale, emotivo e cognitivo, perché migliora l'adattamento sociale, stimola l'intelligenza e riduce lo stress. 

Di Melinda Wenner 


Il primo agosto 1966, il giorno in cui lo psichiatra Stuart Brown iniziò l'attività di assistente universitario al Baylor College of Medicine di Houston, il venticinquenne Charles Whitman salì in cima alla torre dell'Università del Texas nel campus di Austin e sparò su 46 persone. Whitman, studente di ingegneria, era un ex tiratore scelto dei marine e nessuno l'avrebbe immaginato capace di fare una strage. Dopo aver accettato di occuparsi del caso in veste di consulente dello Stato, Brown intervistò 26 detenuti condannati per omicidio in Texas e scoprì che la maggior parte dei killer, compreso Whitman, condividevano due caratteristiche: provenivano da famiglie in cui avevano subito abusi e da bambini non avevano mai giocato.

Brown non sapeva quale di questi due fattori fosse il più importante. Ma nei 42 anni trascorsi da allora ha intervistato circa 6000 persone, e i dati raccolti suggeriscono che l'assenza di gioco fantasioso e non strutturato durante l'infanzia può compromettere la felicità e l'adattamento sociale una volta che si diventa adulti. «Il gioco libero», come lo definiscono gli esperti, è fondamentale per l'acquisizione della competenza sociale, del controllo dello stress e per la costruzione di capacità cognitive come la risoluzione dei problemi. Ricerche condotte sul comportamento animale confermano i vantaggi del gioco e ne stabiliscono l'importanza evolutiva: in ultima analisi, il gioco è suscettibile di fornire agli animali (compreso l'uomo) abilità che saranno loro utili per sopravvivere e riprodursi.

Da www.lescienze.it

lunedì 9 settembre 2013

martedì 27 agosto 2013

Armonici, imperfetti, esseri umani

Leggevo:

"Le parole di T.Bernhard (da “L’origine”, 1975) che scriveva “chi è per lo sport ha le masse al suo fianco, chi è per la cultura ha le masse contro, e per questo tutti i governi sono sempre per lo sport e contro la cultura,”accentuano, con i toni provocatori dello scrittore, come lo sport ( al pari della politica) abbia perso in parte la sua valenza di esperienza umana per diventare agente omologante quasi a negare quell’esperienza personale di crescita armonica che lo sport dovrebbe rappresentare.

Non macchine perfette ma armonici, imperfetti, esseri umani."


"Non macchine perfette ma armonici, imperfetti, esseri umani": si adatta perfettamente anche alla musica!




     Foto, copyright Elisabetta Zavoli

giovedì 4 luglio 2013

Prossimi concerti...

Otello

Di Giuseppe Verdi


Direttore: Myung-Whun Chung
regia: Francesco Micheli

Luogo: Cortile di Palazzo Ducale

Dal 10 al 17 luglio
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Messa da Requiem
per soli, coro e orchestra

Di Giuseppe Verdi

direttore: Myung-Whun Chung | soprano: Hui He | mezzosoprano: Daniela Barcellona | tenore: Fabio Sartori |

Luogo: Cortile di Palazzo Ducale e Arena di Verona


nell’ambito del festival "Lo spirito della musica di Venezia"
nel bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi


Alcune cose che potremmo imparare da Margherita Hack

Amare lo studio

Margherita Hack avrebbe voluto vivere altri 10mila anniper scoprire cos’è la materia oscura, arrivare al primo istante del big bang e vedere “tutte le conseguenze meravigliose della mappatura del Dna”.


Essere combattive

Non si è mai sentita penalizzata dall’essere donna, anche se questo non le ha impedito di essere vicina alle lotte per i diritti e per la parità. “Bisogna essere combattive, non timide” diceva spesso. “Chi ha meno diritti si deve battere per averli e non aspettare che piovano dall’alto”.


Non preoccuparsi se i voti scolastici non sono eccellenti

A 26 anni ha conseguito la laurea in fisica con 101/110.
Dopo un breve impiego in un’industria di ottica, ha iniziato a insegnare astronomia all’Università di Firenze come associata. A 32 anni diventava docente di ruolo e cominciava a collaborare con varie università straniere tra cui Berkeley, in California, dove ha scritto “Stellar spettroscopy”, considerato ancora oggi un testo fondamentale. A 42 anni è stata la prima donna in Italia a dirigere un osservatorio astronomico.


lunedì 25 marzo 2013

Come cambiano le emozioni nei libri del XX secolo


Interessante articolo della rivista Le Scienze

21 marzo 2013
Come cambiano le emozioni nei libri del XX secolo


- A giudicare dai testi letterari, nel corso degli ultimi cinquant'anni la nostra società sembra sempre meno interessata a comunicare le emozioni, con una sola eccezione: la paura. Questa sorta di "avarizia espressiva" è emersa dall'analisi della frequenza delle parole legate ai sentimenti che compaiono nei libri pubblicati nel secolo scorso, milioni dei quali sono oggi disponibili in forma digitale.-


Se la letteratura riflette in qualche misura il mondo in cui nasce, negli ultimi cinquant'anni la nostra società è diventata sempre meno capace o sempre meno interessata a esprimere emozioni. Con una vistosa eccezione: la paura. A scoprirlo è stata una approfondita analisi statistica sull'uso delle parole che veicolano stati emozionali, condotta su un'ampissima base di dati relativa ai libri pubblicati nel XX secolo, e illustrata in un articolo pubblicato sulla rivista “PLoS ONE".

Alberto Acerbi, attualmente all'Università di Bristol, e colleghi, hanno sfruttato il database Ngram di Google, che contiene la digitalizzazione di oltre cinque milioni di libri, prendendo in considerazione quelli pubblicati in Gran Bretagna e negli Stati Uniti fra il 1900 e il 2000. In questo sterminato mare di parole, sono andati alla ricerca delle parole che esprimono emozioni basandosi su elenchi di vocaboli – già applicati in precedenti studi – che permettono di classificarle in categorie come rabbia, disgusto, paura, gioia, tristezza e sorpresa.

Il primo risultato è stato l'emergere con grande chiarezza di periodi in cui è molto più frequente l'uso di espressioni che indicano felicità e di altri in cui invece prevale la tristezza, periodi che corrispondono a grandi eventi storici. Così, dopo la felice euforia espressiva degli anni venti del Novecento, si è avuto un picco di manifestazioni di tristezza in coincidenza con la grande depressione e con la seconda guerra mondiale, e un poi ritorno della felicità durante gli anni sessanta del baby boom.

Il secondo dato, più sorprendente, è la diminuzione generale, sempre più netta e progressiva, dell'uso di parole relative a stati d'animo, una diminuzione che non è un riflesso della pubblicazione, per esempio, di un maggior numero di libri tecnico-scientifici perché si manifesta anche quando si considerano solo le opere di narrativa e critica letteraria.

All'interno di questa generale flessione, l'emozione che sembra diventare maggiormente “fuori moda” è il disgusto, mentre l'espressione della paura, dopo essere diminuita anch'essa per gran parte del XX secolo, a partire dagli anni settanta aumenta notevolmente, in controtendenza rispetto al costante declino degli altri stati d'animo.

I ricercatori hanno osservato anche una progressiva diversificazione geografica: oggi, al contrario di quanto accadeva un tempo, gli autori americani esprimono più emozioni di quelli britannici. Questa inversione di ruoli, pur facendo parte di una più generale differenziazione stilistica fra inglese britannico e inglese americano, è iniziata negli anni sessanta per esplodere dagli anni ottanta, in coincidenza – osservano gli autori - con l'aumento di sentimenti narcisisti e “poco sociali” nei testi delle canzoni popolari degli Stati Uniti, rilevato da un'altra recente ricerca.

Questo aumento di espressioni di contenuto emozionale appare però improntato a un intimismo al limite dell'egocentrismo, come evidenzia l'impennata dei pronomi di prima persona singolare (come, “io”, “me”, “mio”), a scapito di parole che indicano interazioni sociali (come “amico”, “parlare”, "noi", “bambino”).

http://www.lescienze.it/news/2013/03/21/news/declino_frequenza_epsressione_emozioni_libri_paura-1573236/

martedì 19 febbraio 2013

Jakarta Post: A Venetian Violinist

Sara Michieletto: a Venetian violinist

By Erza S.T., Contributor, Jakarta | Tue, 03/13/2012 | People

Courtesy of Sara Michieletto

From: http://m.thejakartapost.com/news/2012/03/13/sara-michieletto-a-venetian-violinist.html


How does one become a great violinist? Is it the passion? Is it the talent? Or is it the determination?

According to Sara Michieletto, you need all three, plus hours of discipline.

As an accomplished violinist who has won numerous awards, Michieletto never imagined she would be a violin player when she grew up.

When she was 6 years old, she loved singing as a way of expressing herself. However, to her disappointment, her teacher gently told her not to sing loudly in class as it disturbed the other children. Having music as her inner force, Michieletto decided to find another instrument instead and that is how violin came into the picture.

“At the age of 9, I told my mom I wished I could play a musical instrument. We wondered what would be the best choice: piano or violin? I like both!”

Wisely, her mother told her: “Sara, a full size piano weighs 400 kilograms while a full size violin weighs 400 grams. You seem to be curious about the world and looking forward to taking your musical instrument with you. Which one would you choose?”

At that time, she had no clue what she would become as an adult, but her mother’s foresight came true 16 years later when she got an audition at the La Fenice Symphony and Opera Orchestra.

Honored for her splendid virtuosity and rare technical and musical prowess, Michieletto has joined many prestigious orchestras as a violinist at the London Philharmonic Orchestra, the BBC Philharmonic Orchestra, the Orchestra da Camera Italiana and many others.

She recently offered a private recital with Indonesian pianist Ary Sutedja, in which her technical precision combined with deep feeling and musical understanding was on display. One of the most outstanding performances that night was Paganini’s renowned “The Carnival of Venice”.

“I like to let the flow of music pass through my violin toward the audience. The more I let the music capture my concentration while playing, the more I enjoy and feel its magic.”

Using a Luciano Crispilli violin that was made in Venice, Michieletto and Ary brought the audience into the realm of beautiful melodies. Her perfection playing the violin is perhaps inspired by her first teacher, Prof. Giacobbe Stevanato, who not only helped her to select the violin as an instrument but was also very tough on her.

“On a few occasions I found myself playing in tears during the classes. Once he even told me that I was not fit to play the violin! I didn’t like that, but I guess it made me stronger in my choice to continue playing, as it made my stubbornness even harder,” she said.

Nevertheless, this hard work paid off beautifully. Since then, she has won several prizes and collaborated with some of the most renowned classical musicians and conductors in the world such as Salvatore Accardo (violinist), Kurt Masur (conductor), Dmitrij Kitajenko (conductor) and Sir. John E. Gardiner (conductor), to name a few.

Like many classical musicians in the world, Michieletto also struggles with audience perceptions. She believes that music requires a deep and accurate practice and study. It can surely be entertaining, but should also be full of life experience.

“I find it demeaning when people ask for music as a background, or when they assume that it is a mere ‘hobby’ … To quote the great conductor Daniel Barenboim, ‘I wish that more people could understand that music is the ‘physical expression of the human soul’.’”

Michieletto’s arrival to Indonesia was part of a recent project called “The Strains of Violin in Southeast Asia” under the patronage of the La Fenice Foundation. The project brought her to Asian countries, including Indonesia, with two objectives in mind: First, to make classical music (especially Venetian composers) known, and second, to foster emotional awareness through music for disadvantaged children.

“Up to now in Indonesia I have performed at different venues including RRI [Jakarta], Seni University [Yogyakarta], and Sienny Studio [Surabaya]. I also played for the victims of the Merapi eruptions in 2010, for street children and orphans, and for children affected by cancer in the hospital. It is my wish to build a musical bridge that will connect Venice and Indonesia.”

With her background as a trainer in the pedagogy of emotions, Michieletto implements music and intercultural pedagogy as therapy for oppressed victims.

She took the opportunity to record a CD containing her compositions for violin and gamelan (among others) to celebrate the unity of music throughout cultural differences as part of the Southeast Asia violin project.

After her experiences in Indonesia, Michieletto think classical music in Indonesia is filled with potentially musical people who have lots of curiosity about classical music.

She believes with more improvement in music education and standard levels of music teachers, and through building an annual season with a symphony and opera, Indonesian musicians could really emerge on the international scene.

We asked Michieletto, what does it take to be a great, accomplished violinist? She answered, “A lot of passion, discipline and … curiosity!”

Jakarta Globe: Using Music as the Soundtrack For Emotional Self-Discovery

Jakarta Globe | November 04, 2012

Using Music as the Soundtrack For Emotional Self-Discovery

From: http://www.thejakartaglobe.com/lifeandtimes/using-music-as-the-soundtrack-for-emotional-self-discovery/554019


In 2004, Sara Michieletto was in the West Bank performing at a public school in Palestine when a young girl burst into tears.

Sara is an internationally renowned violinist from the La Fenice Symphony Opera Orchestra, who has played with everyone from the London Philharmonic to Marusya Nainggolan. She was in Palestine as part of a collaboration between Unesco and the UNDP.

Sara was performing short pieces meant to teach children how to embrace and recognize moods and emotions, when the girl ran out of the classroom in tears. Sara said that at that moment she had realized the power of the music she played.

Spreading the music

Sara has since played around the world, from the slums of Chennai, India, to the famed Carnegie Hall in New York City, with one aim in mind: bringing emotional awareness to the children of the world.

This mission is what has brought her to Panti Asuhan Pondok Taruna in East Jakarta, where she is helping orphans at the center identify and embrace their emotions.

Sara is using music, acting and games to help the children identify complex emotions, foster harmonious relationships and dialogues, and encourage them to have empathy for others.

“I was amazed to see how music can really be a universal language that everybody loves deeply,” said Sara, who currently lives in Jakarta and has spent three to four hours every week at Panti Asuhan for the last year and a half.

“After playing for children and people with no opportunities to hear high-quality live performances, I decided I wanted to find a way to divide my time between performing for upscale audiences and for people with little or no access to performances.”

Identifying feelings may seem a little too New Age for some, but Sara believes that some of the breakthroughs she has seen at the Pondok Taruna would transform even the hardest skeptic.

“A few years ago I had the chance to meet Professor Bruno Rossi, professor of general and social pedagogy at the University of Siena in Italy and a renowned expert on emotional competence. He gave me the idea of connecting the pure feelings of hearing music with fostering emotional intelligence.”

Music and health

More importantly, Sara believes good emotional health means one is better prepared to handle difficult events that might occur in life. For children, learning to identify and understand their feelings is a valuable skill needed to grow and thrive in life.

The hard-working staff at Panti Asuhan have embraced Sara’s interaction with the children wholeheartedly.

“One of the girls used to be very shy, she used to come to the activities and sit in the back, stay silent, look very serious and would be very embarrassed when participating [in the activities],” Sara said.

But slowly, day by day, the young girl came to love Sara’s visits. She started talking more openly, expressing her opinions, and, at the end, she became one of the most active and enthusiastic actresses in the class.

Another success story involved a young boy, who was also very shy but blossomed into a creative and expressive storyteller who even created the plot for his own show.

“One year later, I met him,” Sara said. “Now he can speak English, he is doing very well at school and told me he would like to become a political representative for his home district in Sumatra.”

Stories like these are the ones that keep Sara and the other volunteers coming back to Pantai Asuhan week after week.

Finding their spotlight

Currently, Sara, a mother of two, has spent the last few months working tirelessly with 14 children from the Pantai Asuhan on “Flowers,” a short play written by the children, which tries to make people realize how often and easily our perspective changes, and how our moods dictate our life views.

The play centers around Myuki, a flower seller who is under the influence of naughty elves. These troublemakers alter Myuki’s perception of her customers. For example, when the ugliest boy in the world enters her shop, she is a excited and enthusiastic mood because the elves make her see the boy as handsome and charming. She eventually falls in love with him. But when the next customer arrives, the Elf of Fear plays a trick on her and alters her mood so she sees a criminal boss in a new light.

The play will be performed live for the first time as part of the Jakarta Fringe Festival on Saturday at Lippo Mall Kemang. The performance is in Indonesian but playbills will be distributed in both English and Indonesian.

Although she has done a lot of work on the play, Sara insists that none of the work she has done with the children would be possible without the dedicated staff of Pantai Asuhan or fellow volunteers like Nancy Fox, who has been instrumental to the development of the project.

“‘Flowers’ is an interesting mix of a Cinderella story that the kids came up with and how we deal with emotions,” Fox said. “We’ve seen the kids change in the process of putting together this play in the sense that they’ve become more confident about themselves, and they feel secure enough to open up to us about their emotions.”

In recent months, Sara has invited other artists from around the world to volunteer and work with the children in an effort to bolster the children’s confidence and give them a chance to interact with a wide range of international performers.

In August, the Italian actress Ippolita Baldini generously joined the project and held a one-week workshop on emotions, and Canadian violinist Lyndi Prendergast is currently teaching the children violin and helping with the music for “Flowers.”

Next Saturday will be the culmination of months of hard work for Sara, Nancy and 15 of the kids at Panti Asuhan. But the most important thing that comes with stepping on stage at the Fringe Festival will be witnessing the confidence of the kids of Panti Asuhan, and that is something we can all applaud.

For further information contact:
Sara Michieletto
saraatfringe@gmail.com
0878 8319 5595
www.strainsofviolin.org/index.html